di Maria Luisa Runti
All’interno della rassegna ‘Resistenza Illuminata’ il Conservatorio G. B. Martini di Bologna ha presentato, lunedì 20 aprile u.s., a cura della Scuola di Musica Elettronica, coordinata dal M° Francesco Giomi, “La lontananza nostalgica utopica futura” di Luigi Nono. Madrigale per più “caminantes” con Gidon Kremer, per violino solo e otto nastri magnetici. Enzo Porta, al violino e Amirabbas Mohammadi, alla regia del suono.
La rassegna ‘Resistenza Illuminata’ Caminar: omaggio a Luigi Nono, prevede molteplici concerti, performances, convegni, mostre, proiezioni ed incontri. Sessanta gli appuntamenti distribuiti nel corso di tutto il 2015 proposti tra Bologna, Ferrara, Marzabotto, Modena e Reggio Emilia in occasione dell’Omaggio al grande compositore nel Settantesimo anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione 1945-2015. Un contributo straordinario per ricordare uno dei maggiori geni della musica contemporanea a livello mondiale.
Egli propose la sua musica anche al di fuori dalle sale da concerto e dai teatri; la portò nelle università, nelle camere del lavoro e nelle fabbriche, dove tenne conferenze e concerti.
A tale proposito ci sembra importante ricordare le sue parole: “Per me personalmente fare musica è intervenire nella vita contemporanea, nella situazione contemporanea, nella lotta contemporanea di classe, secondo una scelta che io ho fatto; quindi, contribuire non solo a una forma di quella che Gramsci chiamava l’egemonia culturale, cioè diffusione, propagazione di idee della lotta di classe (…) non limitarsi solo alla presa di coscienza o contribuire alla presa di coscienza, ma produrre qualcosa per un modo di provocazione e di discussione (…). In questo senso non mi sento musicista come crede la quasi totalità dei musicisti contemporanei, che sono sul piano nettamente restaurativo e istituzionalizzato, quindi legati al potere economico, di classe, governativo oggi, sia in Italia che in Germania, soprattutto nei paesi capitalisti…”
“La lontananza nostalgica utopica futura” appartiene al periodo degli ultimi capolavori di Nono (1988). La genesi di questa composizione nacque e si compì nell’ “Experimentalstudio” di Friburgo. Nono registrò per alcune ore le improvvisazioni del violinista Gidon Kremer e, basandosi su questo ed altro materiale rielaborato elettronicamente, mise a punto otto piste magnetiche. Otto altoparlanti diffondono tali canali preregistrati mentre il violino solista si alterna fra sei leggii, muovendosi dall’uno all’altro ed è lui stesso a determinare come e dove il suono del suo strumento debba interagire con tali tracce.
Un gioiello di interpretazione ed esecuzione quello che Enzo Porta ha offerto al pubblico che gremiva il magnifico, lungo corridoio del Conservatorio. Trilli straordinari ed armoniosi colori accompagnati da onde sonore in cui il violino emerge, a volte, come intimo commento e, a volte, con straordinaria forza a richiamare delle grida accorate e nostalgiche; pizzicati e fughe scandiscono riflessioni di recondita sofferenza. Superba l’armonia tra il solista ed il live electronics. Le voci si alternano e frammischiano in cascate echeggianti dove “gorgogliano” note che astraggono dal reale per aprirsi a nuove dimensioni. Il suono travolge e si placa divenendo quasi fremito di dolcezza estrema. L’armonia cromatica nei crescendi è superbamente ampliata dal live dando quasi la sensazione di trovarsi a fronte di una piccola orchestra d’archi. Eccellente la regia del suono del giovanissimo Amirabbas Mohammadi, in perfetta sintonia con la voce del violino di Porta. Echi di tempesta e pianto, inconfessate riflessioni, frullii d’ali: l’arco magico di Porta sembra quasi accarezzare lo strumento portando l’ascoltatore in oniriche dimensioni. I suoni si espandono ed “abbracciano” il pubblico da qualsiasi direzione essi provengano con introspezione e sofferenza mentre le note esprimono in musica parole di dolore.
Calorosissimi, lunghi applausi hanno coronato il travolgente successo della serata.
Nono fece suo questo pensiero letto su di un muro di un monastero francescano a Toledo: “Viandanti, non ci sono strade, si deve camminare”.
MARIA LUISA RUNTI
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