di Maria Luisa Runti
Eclettico, geniale, solare, simpaticissimo, disponibile, Stefano Nicolao si definisce un ragazzaccio birbone. Lo scorrere della sua vita, prima di fondare l’Atelier che lo ha reso celebre in tutto il mondo per le preziose creazioni di costumi storici per il teatro (opera, operetta e danza) ed il cinema, dopo il diploma presso il Liceo artistico di Venezia, lo vede abbracciare la carriera teatrale come attore dopo l’esperienza formativa presso il Teatro “A l’Avogaria” di Venezia diretto da Giovanni Poli. Nello stesso periodo inizia la sua esperienza di assistente di sartoria per scene e costumi con vari costumisti nel settore teatrale, cinematografico e televisivo. Dal 1975, dopo l’incontro con il suo mentore, Sergio (Dodo) D’Osmo, il cui rapporto di profonda, affettuosa amicizia e collaborazione è durato sino alla scomparsa del grande scenografo e costumista triestino, ha diretto la sartoria del Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia di Trieste. Esperierenze che lo forgiano nel profondo creandogli una visione a tutto campo del mondo teatrale e che lo portano a decidere di seguire definitivamente la carriera di libero professionista fondando, nel 1983, il “Nicolao Atelier”, nella sua Venezia, prefiggendosi di studiare, anche filologicamente, i materiali per la realizzazione di costumi storici, con un’attenzione particolare per la storia di quello veneziano, mantenendo primaria la lavorazione artigianale in ogni capo, sia esso abito, cappello o calzature. Inizia la sua sfida rimettendosi in gioco da un nuovo punto di vista, con la rara sensibilità di chi riesce sempre a cogliere l’attimo vincente ed innovativo. Con una sola dipendente l’azienda Nicolao Atelier affronta le prime commesse, fra cui il gruppo di danza rinascimentale e le collaborazioni con il Comune di Venezia che gli commissionano il rifacimento di alcuni costumi destinati alla Regata Storica e che, rapidamente, si infittiscono arricchendosi di competenze e specificità diverse. Da allora studio e ricerca creativa sono stati inarrestabili ed importanti costumisti da premio Oscar o candidati alla nomination (Farinelli ed Elizabeth, The Wings of the Dove, Merchant of Venice, Casanova) si sono avvalsi della sua genialità, creando una simbiosi professionale ma anche una amicizia che permane nel tempo. L’ Atelier con i suoi costumi, (più di 10.000) completi di biancheria, ornamenti, calzature, copricapi e mantelli, fa rivivere un magico percorso attraverso i secoli ma crea altresì abiti da cerimonia, da sera e da sposa, coordinati con accessori che possono essere noleggiati anche separatamente. Stefano Nicolao ama ed accetta ogni sfida, ama i giovani ed è docente, con 5 corsi, all’ Accademia di Belle Arti di Venezia, insegnando il taglio storico e le sue tecniche ed infondendo entusiasmo e pulsione per questa Arte. In anni recenti hanno frequentato la sartoria più di 50 stagisti italiani e stranieri, alcuni dei quali sono entrati a far parte dello staff, molti provenienti da prestigiose Università che scelgono la sartoria cine-teatrale per coniugare la cultura del costume con l’abilità manuale. Sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di alcuni fra i più prestigiosi Musei a livello mondiale come il New York Costume Institute of The Metropolitan Museum of Art per il quale ha creato un costume da Ballo di ispirazione veneziana realizzato in seta controtagliata e ricami in conterie (sono cose che “raccontano” mi spiega. Perline fatte a mano.) di vetro di Murano, collare e polsi in piume bianche intrecciate a merletto a guisa di pizzo ed il Binche Belgio Musee International du Carnival et du Masque. Presente all’ Osaka Expo ‘85 con “L’Abito Monumentale” elaborazione in tessuto di seta di un origami, nel Padiglione Italia e alla Triennale di Milano- Museo Alchimia con “L’abito sonoro” elaborazione in tessuto di un grande origami con lamine metalliche, da un’idea dei designer Anna Gili e Alessandro Mendini, nell’ambito di una performance danzata dal vivo con musiche di Davide Mosconi. E’ vincitore di numerosi e prestigiosissimi premi. Invenzione teatrale, fiaba e magia senza tempo lo rendono l’indiscussa firma del carnevale veneziano e, proprio in questi giorni ha allestito, in Piazza San Marco, un suo padiglione incantato che attira e riflette ad un tempo le maschere in una sorta di gioco delle parti. Invenzione e favola non smettono mai di stupire: dai tempi d’antan a quelli odierni ti sfiorano con un geniale battito d’ala ma rimangono impressi in mente ed anima poiché la conoscenza del passato, oggi, è un bene prezioso.
Stefano, partiamo dagli inizi… o quasi! Sergio (Dodo) D’Osmo, il tuo vate, il tuo mentore, un Artista che la sua Trieste ha troppo presto dimenticato.
Dodo è stato un uomo ed un artista fantastico. Iniziai con lui allo Stabile, come apprendista ma, proprio grazie a lui la crescita fu veloce e mi portò a dirigere la sartoria. Stima reciproca ed amicizia profonda furono fondamentali. Dodo fu una di quelle persone che “vedeva oltre” e lo rimase finchè visse. I suoi bozzetti per i costumi erano più quadri che non bozzetti veri e propri, se ne discuteva assieme e si sviluppavano trovando sempre una soluzione poichè era un artista completo.
La vostra collaborazione durò ben oltre il tuo periodo triestino. Ricordo che mi diceva: “Vado da Nicolao, qui non si può fare nulla o quasi, con lui si risolve tutto”.
E’ vero, ho sempre cercato di dargli una mano a trovare quelle soluzioni di cui aveva bisogno o gli interessavano. Quando inaugurai l’Atelier (amo definirlo in tal modo poiché significa fucina d’arte) fu in prima fila per il taglio del nastro. Indimenticabile.
Il tuo percorso artistico è ricchissimo di esperienze, di studio ma anche di innovazione e sfide geniali. Alcuni avvenimenti mi hanno colpita in modo particolare per le loro caratteristiche uniche. Iniziamo con I.G.I. Associazione Internazionale dei produttori di carta da parati che ti ha commissionato due installazioni…
Nel 2010 “abiti di carta da parati” nasce da un evento internazionale curato dall’ agenzia VENICE A LA CARTE, per conto di IGI, che mi ha affidato il compito di presentare un progetto onde rendere protagonista questo importante elemento. Realizzai due costumi, con le relative installazioni, utilizzando una serie di carte da parati completamente differenti le une dalle altre e fornite da 60 diversi produttori. Mi ispirai a due opere di artisti veneziani: “ballo in villa” di Giandomenico Tiepolo e “la bella Nani’” di Veronese. La prima rappresenta un costume da Arlecchino molto colorato completato da una parrucca e dalla maschera e la seconda, con molteplici carte sui toni neri-oro-argento e bronzo con il ricordo preciso rinascimentale del Veronese… Entrambe erano completate da un paravento che si richiudeva a scrigno e che, aperto, svelava il medesimo decoro e la medesima impostazione dell’abito risultando un costume appiattito e parte della parete. Le attrici si staccavano da quella parete a tempo di musica assumendo dimensione tridimensionale. La difficoltà maggiore è stata quella di seguire l’idea di far diventare tridimensionale un elemento come la carta da parati che è concepita per il muro piatto. La carta venne incollata su una tarlatana e, asciugatasi, montata come un costume ma, essendo rigida, le cuciture, i busti, le maniche e le varie parti dovettero essere pensate per permettere alle ballerine di muoversi
I due costumi sono stati poi donati al Museo di Palazzo Mocenigo e, successivamente, quello di Arlecchina, con il relativo contenitore, è stato esposto alla mostra evento “abitare il tempo” nella sezione “Abitare l’utopia” progettata dall’Arch. Alessandro Mendini nel settembre 2010.
Parliamo dell’abito sonoro citato in premessa… L’abito appare come una sorta di enorme insetto bianco ed oro dalle ali aperte. Tessuto e metallo, muovendosi sul corpo della danzatrice che lo indossa nella performance, creano suono, musica e movimento…
L’ho realizzato con la tecnica dell’origami perché il concetto era di un origami ma, essendo abito sonoro, doveva essere di tessuto con l’aspetto della carta quindi ho preparato un grandissimo quadrato di cotone inamidato di m 4,50 di lato. Ho dovuto studiare il modo di cucire i lembi in modo che nelle piegature non fossero visibili.. questo gigante origami è stato montato con molta difficoltà proprio per le sue dimensioni. L’aspetto doveva essere quello di un drago-angelo-sacerdote. Le varie piegature creavano, quindi ali, zampe ed una coda che doveva, come un mantice, allungarsi eppoi rientrare. Essendo sonoro doveva sostenere delle lamine di ottone che, vibrando nel movimento, emettevano un suono particolarmente intenso. Il tutto veniva completato da calzature. sempre sonore, da guanti con aculei ed un copricapo. L’ulteriore difficoltà oltre alle piegatura fu quella di escogitare un sistema di snodi in alluminio che, come uno scheletro, sostenessero l’origami gigante. Il tutto venne collegato ad una imbragatura per permettere alla ballerina che lo indossava di muoversi con la coreografia stabilita sopra ad una lastra di ferro arrugginito e con la musica composta da Davide Mosconi.
Raccontami il tuo progetto per la Regata Storica a cui hai partecipato nel 2011…
Si trattava della ricostruzione della Gondola del 600 con il progetto di Gilberto Penzo e realizzata dal Maestro d’ ascia Matteo Tamassia e dagli allievi del corso per la progettazione e costruzione di imbarcazioni. Noi abbiamo realizzato tutto l’arredamento dell’interno e della copertura, i costumi per i 2 gondolieri e per i 3 passeggeri (1 uomo e 2 donne), con tessuti in seta pregiata. La gondola del ‘600 veniva costruita in legno quasi nero, più larga e bassa di quelle attuali, con doghe sul davanti.
Ci sarebbero ancora svariati argomenti da toccare, tutti interessanti poiché diversi fra loro. Qualche cenno al salto! I tuoi rapporti con i registi…
Buoni! L’importante è collaborare e capire la loro idea. E’ fondamentale che vi sia un’idea di regia poiché creare per altri e creare per se stessi sono due rami ben differenti.
Hai realizzato anche dei costumi per diversi spot pubblicitari. Fra quelli che mi hanno maggiormente colpito sono state le ideazioni per le suore che reclamizzavano un noto aperitivo…
Sì! Ho voluto vestirle di rosa poiché bevendo un… il mondo si colora di rosa.
Affermava Socrate: “Esiste un solo bene: la conoscenza, e un solo male: l’ignoranza”.
MARIA LUISA RUNTI
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